mercoledì 29 febbraio 2012

I'm a rocker, baby



Ebbene sì. È esattamente così che amo pazzamente definirmi. Anche se, devo ammetterlo, nella vita sono mutata parecchio. Cominciamo dal principio? Ma sì, via. Che non ho niente di meglio da fare. Dunque. Quando ero bambina La Madre mi infiocchettava e si divertiva a conciarmi e pettinarmi in modi assurdi finché arrivava papà e ranzava via tutto. Zac, colpo di forbice. E voi magari pensate che questo la fermasse? Assolutamente no. Ad ogni modo. Verso i sei anni ho cominciato a prendere possesso delle mie facoltà persuasive (urlavo. funziona sempre) e ho preso la ponderata decisione che io no. Non volevo essere una femmina. Così ecco quello che facevo. Rincorrevo i maschietti e li picchiavo (ne acchiappavo sempre e solo uno perché aveva i riccioli lunghi che svolazzavano), giocavo a calcio, prendevo in giro le bambine che giocavano con le barbie (anche se poi a casa di nascosto ci giocavo pure io), mi arrampicavo sugli alberi, mi sbucciavo ginocchia, gomiti e quant'altro, vomitavo nel corridoio della scuola e poi ridevo e così via. Certo, la vita di una bimba con questo proposito non è facile se a casa c'è mamma che mette la Pausini, Ramazzotti, e Baglioni a tutto volume. Ma dalla mia parte c'era papà che mi sparava i Litfiba e Ligabue. Ahimè, certe canzoni della Laura le conosco a memoria ancora adesso. Ma son cose tristi di cui non parlerò. Crescendo non ho mutato di molto questa mia mascolinità (anche se cominciavo a scrivere sul diario segreto I Love Tizio e cose così) perciò, vista la gravità della situazione, era venuto il momento che La Nonna facesse qualcosa. Tipo seguirmi in piazzetta e tentare di dissuadermi dal giocare a pallone coi ragazzi più grandi. Tutti maschi, intendiamoci. Tipo chiamare papà e pregarlo di fare qualcosa, altrimenti le sarebbe scoppiato il cuore. Tipo minacciarmi che se non mi fossi messa la gonnellina non mi avrebbe preparato il corredo per il matrimonio (Nonnaaaaa io non mi sposerò maiiii, capito??). Ed io, da parte mia, la guardavo con la mia faccia da schiaffi e le mostravo il grosso buco sul ginocchio dei miei pantaloni mimetici col cavallo basso. Parliamone. E cosa ascoltavo nel mio Walkman azzurro oltre ai Backstreet Boys? Ovvio. I Blink 182. Sembrava sempre di più che stessi prendendo la strada giusta. Purtroppo per me, però, l'adolescenza incalzava ed io mi ritrovavo a sbavare sulle magliettine della Onyx e le zeppe Fornarina della mia amica. Cose che io non avrei avuto mai (adesso che ne sono cosciente, per mia fortuna). Mi ha vestita La Madre per tutte le medie (sarà anche per questo che non mi cagava nessuno?) e l'unica cosa che sono riuscita ad ottenere è stato un Eastpak blu, l'ultimo anno. Quando le cose ormai erano irrecuperabili. Passato l'inferno, però, ho capito che la decisione più giusta sarebbe stata quella di adeguarmi alla gente a cui volevo piacere. Sia come apparenza, sia come musica, sia come tutto. E, sì, lì è iniziato il periodo buio. Rossetto rosa e discoteca. Vi parlerei anche del periodo gabberina ma, mi dispiace, è troppo imbarazzante. Sono rimasta nel tunnel un paio d'anni. Anche se di nascosto compravo ancora i cd dei Blink. Finché un giorno, boom. Illuminazione. Ho pensato, sai che c'è? Che vaffanculo. Ho mollato tutto e sono tornata il maschiaccio di prima, con un po’ di stile in più. Capelli corti e supercoloratissimi, pantaloni col cavallo alle ginocchia e mutande rigorosamente in vista, Etnies ai piedi, totale incuranza negli accostamenti di colore, vistoso cerchietto al naso e soprattutto tanta, tanta musica rock. È durata un paio d'anni, anche lì. Finché un giorno una vecchia amica ribeccata per caso non mi fece notare una cosa alla quale non avevo mai fatto caso. Se sei figa, ti vesti da figa e ti comporti da strafiga tutto è più semplice. Le macchine si fermano per farti attraversare la strada, anche se stanno andando a 90 km orari. Ti aprono la porta quando entri in qualsiasi posto. Ti sorridono e ti offrono da bere. Divertente, davvero. Inutile dirvi che, dopo un po' di imbarazzo iniziale (tipo oddio ma devo proprio mettere la gonna? Anche i tacchi? Guardami ma sono orribile! Anche se in realtà non lo pensavo affatto ma era troppo dura ammetterlo a me stessa figuriamoci a lei) ci ho preso gusto ed eccovi servito il mio nuovo stile. Mai abbinare più di due, al limite tre colori insieme. Niente colori accesi. Un intero guardaroba costituito da capi neri, marroni, grigi e blu. Stivali, tacchi, borsette e capelli lunghi. Le borchie? No no, per carità. La borsa azzurra col teschio? Non sia mai. La cintura verde militare? Archiviata. La musica rock? Eh no, bella. Quella te lo scordi. Impossibile da abbandonare. Comunque questo non mi ha impedito di diventare una perfetta signorina ben vestita. La mia preoccupazione davanti allo specchio? Cosa penserà la gente se metto la scarpa marrone con la giacca nera? Non se ne parla. Via, immediatamente. Come? Non ho sentito bene. Volete sapere quanto è durata? Giusto il tempo di accorgermi che tutto è più bello, mischiando un po’ di colori. Compresa io. E che non c'è niente al mondo che io ami di più delle mie Converse e dei miei accessori borchiati. E che se mi vesto strana e la gente mi guarda, sapete, non me ne frega un emerito cazzo.
Ad ogni modo, ora è finita. Si vede che non era vero amore, vi pare?









































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martedì 28 febbraio 2012

A volte succede anche a me

Sì, sto per fare la seria. Nonostante il mal di testa che mi porto dietro da ieri pomeriggio con conseguenti occhiaie e faccia da postsbornia, sono qui quest'oggi per proporvi un esercizio benefico anti malumore della mattina lavorativa. A dirla tutta, io sono la regina del pessimo umore mattutino. Forse il fatto che la sveglia suoni alle 5.30 aiuta. Forse. Comunque. Quando mi rendo conto che incazzarmi non mi serve a nulla, se non a incazzarmi ancora di più, comincio a ricordare certe cose che per me sono davvero importanti, anche se non facili da capire e da seguire. Per esempio. Io so per esperienza che la mente regna sovrana sul corpo. Tempo fa, cercando la soluzione a problematiche che mi portavo dietro da una vita, ho cominciato a documentarmi in lungo e in largo, senza però sapere esattamente cosa e dove cercare. Però, come dice il maestro, l'allievo arriva quando è pronto per farlo e le soluzioni ti capitano davanti quando sarai pronto per accettarle. Potrebbe essere un libro che attira la tua attenzione da uno scaffale, una persona che conosci per caso in un bar, un film che non avresti mai pensato di guardare o qualsiasi altra cosa che, da un momento all'altro, ti aiuti ad aprire la mente. Tornando a me. Ci sono cose delle quali fino a qualche anno fa avrei riso a crepapelle, ma che ora mi danno una mano a vivere, a capire come sono e soprattutto ad accettare me e gli altri. Una di queste, i pensieri. Questi aggeggi spesso a noi ignoti sui quali siamo convinti di non avere alcun potere, a meno che non ci concentriamo parecchio, possono cambiare il corso della nostra vita e noi nemmeno ce ne rendiamo conto. Ma non vorrei perdermi in discorsi troppo grandi. Quindi eccovi il mio esercizio antimalumore. Liberate per un attimo la mente dalle cose che dovete fare, dagli impegni, dalle cose che vi stressano. Chiudete gli occhi. E pensate. Pensate al vostro essere vivi. Pensate a tutto quello che avete ottenuto dalla vita, con i vostri sforzi. Pensate alle persone che vi stanno accanto. Pensate a come siete e a quello che vi piace di voi. E, perché no, pensate anche a ciò che volete. Ma non vedendolo come un obiettivo difficile se non impossibile da raggiungere. Visualizzatelo, invece, davanti ai vostri occhi. Come un qualcosa che presto otterrete e farà parte di voi, perché ne siete convinti. E, infine, ringraziate. E non sto parlando di Dio o chissà che, gente. Ringraziate voi stessi. Sentitevi liberi di ringraziarvi per tutto quello che vi passa per la testa. E se pensate di non avere il tempo, la mattina, per ritagliarvi uno spazio simile. Ricordate che i pensieri viaggiano veloci. Non vi servirà altro che un minuto o due. E ora scusate. Devo coprire le occhiaie e far finta di lavorare.

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lunedì 27 febbraio 2012

I Muffin di Ade - Ade's Chocolate Muffin

 

Questa mattina mi son svegliata bene. Ieri sera (dopo essermi ripresa dalla crisi isterica) mi son guardata un paio di episodi della terza stagione di Prison Break (mai visto? oh ma questo è un male!) e sono andata a dormire soddisfatta e felice (il protagonista è Wentworth Miller. sta sempre a petto nudo. e vi ho detto tutto.).
Tra le cose che mi piace fare quando sono a casa c'è lo stare ai fornelli. E per questo oggi vi renderò partecipi della mia passione postando la ricetta dei miei muffin al cioccolato. Io, piccola pazza scatenata, tra i miei passatempi mi diverto a ritagliare ricette dai giornali e catalogarle in un quaderno ad anelli. Vi chiederete, ma non hai un cazzo di meglio da fare? Sì, ce l'avrei anche. Ma a tutto c'è un perché, forse. Ad ogni modo, siccome sono molto sbadata, ho lasciato la ricetta con le dosi in grammi a casa e ho con me solo quella con le dosi in cups. Volendo potrei anche raccontarvi la storia della mia patetica ignoranza e del perché uso le cups per le misurazioni. E in effetti credo che ve la racconterò. Dunque. Nella mia cucina ci sono due dosatori. Nessuno dei quali, però, ha riportato i grammi, ma solo i millilitri. Ed io, genietta che sono, ho pensato, beh, che differenza vuoi che ci sia? E ho sempre allegramente convertito i grammi pari pari coi millilitri. Finché un benedetto giorno, nel tentativo di seguire una ricetta per fare i biscotti alle nocciole, mi sono ritrovata con un unico grande biscotto a forma di teglia. A quel punto, e solo a quel punto, ho cominciato a farmi delle domande. E, cercando di qua cercando di là, ho scoperto che no, i grammi e millilitri non si equivalgono. Sì, potete farvi delle grasse risate. E sì, potete compatirmi scuotendo la testa. Comunque. Eccovi la ricetta con le dosi in cups. Non appena me ne ricorderò (e non so davvero dirvi quando succederà) aggiungerò anche le dosi in grammi. Buona giornata. 
Ah, già. È lunedì. Perdonatemi.

MUFFIN AL CIOCCOLATO 

Ingredienti per circa 12 muffin:
  • 1 cup e tre quarti di farina (io faccio una e mezza 00 e un quarto integrale, perché son salutista)
  • 1/4 cup di olio di oliva delicato
  • 2 1/2 cup di zucchero grezzo di canna (idem come sopra)
  • due uova (rigorosamente bio)
  • 3/4 di bustina di lievito vanigliato
  • scorza di mezzo limone (dà quel non so che)
  • un vasetto di yogurt bianco
  • una presa di sale 
  • cioccolato fondente da spezzettare (quantità a vostro piacimento)
  • cacao amaro
PREPARAZIONE

Allora. Mettete lo zucchero in una terrina con le due uova, il sale e la scorza di limone. Sbattetele con una frusta elettrica finché non diventano chiare e un po’ spumosine. A quel punto munitevi di cucchiaio di legno e aggiungete a filo un po' di farina, continuando sempre a mescolare. Smettete di aggiungere farina e sbatteteci dentro l'olio. Mescolate, mescolate. Continuate con la farina e poi il lievito. Aggiungete lo yogurt e la farina rimasta. Abbondante cacao e tanti pezzi di cioccolato fondente (lasciateli anche un po’ grossini che va bene uguale). Riempite gli stampini per i muffin (io ho quelli in silicone che sono favolosi). In forno a 170° per 20/25 minuti. Fateli raffreddare, sgusciateli dagli stampini e stop. Poi io faccio anche la versione frutti di bosco che è altrettanto figa ed è la stessa roba, dovete solo eliminare cacao e cioccolato e aggiungere i frutti di bosco all'impasto.

ENGLISH VERSION
To my english followers, I'll avoid to translate all my nonsense, so I'll translate just the recipe! XD

Ingredient for 12 muffin:
  • 1 cup and 3 quarters flour (I use a mix of whole wheat and 00)
  • 1/4 cup olive oil
  • 2 1/2 cup brown sugar
  • 2 eggs
  • 3 quarters sachet vanilla baking powder
  • half lemon peel
  • 125 grams yogurt
  • a pinch of salt
  • dark chocolate bar
  • bitter cocoa powder
Preparation:
-First, put sugar in a bowl with eggs, salt and lemon peel and whip them up.
-Then, add slowly flour, mix and add olive oil.
-Next, add baking powder and yogurt, so continue to mix and add cocoa powder and many pieces of chocolate bar.
-After that, stuff the muffin pan and bake 170° for 20/25 minutes.
-Finally, let cool down and enjoy!
You can also stuff your muffin with mixed berries or whatever you like.
However, I'm going to try to translate my other recipes.
I'm sorry if I did some mistakes XD

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domenica 26 febbraio 2012

Oggi mi girano

Lo so. È domenica, ma a me girano uguale. Mi son svegliata col proposito di fare mille cose ma il tempo è volato e praticamente non ho fatto niente. Ma come cazzo è che i minuti viaggiano a certe velocità solo quando non dovrebbero farlo? Dunque ora sono nella fase in cui decido che vaffanculo, mi metto a letto a leggere un libro e se mi si rivolge la parola do i numeri. Vi auguro di non essere come me, non è certo un grande affare. Giuro, la prenderei con filosofia se solo sapessi cosa significa e qualcuno mi spiegasse come si fa. Dovrei riprendere a leggere quei libri che mi rendevano tanto zen tipo "oh non ti preoccupare se mi tiri il pacco avvisandomi solo dieci minuti prima. Io sono in grado di immedesimarmi in te e comprenderti!" o anche "figurati mica me la prendo se mi rovesci il caffè addosso ustionandomi! Le cose capitano perché devono capitare!". Ora. Non è che io stia rinnegando il mio credo, sia chiaro. Ho ancora tutte le mie convinzioni e quelle storie lì di cui forse non vi ho ancora parlato. Però. Beh, ecco. Ho un leggero problema con la rabbia, io. Sempre avuto. Tipo che in certe situazioni mi chiamano pitbull. E non è bello. Però lo ammetto, è piuttosto divertente. Anche perché poi in genere la gente ci rimane un po' così. Spiazzata. Perché sapete io ho una vocina tutta caruccia (a parte quando voglio fare la figa o quelle rare volte che incappo in un discorso serio), quando mi rivolgo agli altri sorrido, sono educata. Dico sempre buongiorno, arrivederci e buona giornata. E ho davvero, davvero l'aspetto di quella che si fa prendere per il culo. Perciò capirete che quando cambio personalità da un momento all'altro la prima reazione in genere è "ah". Non so se mi spiego. Insomma, ora che il battito è tornato regolare e non c'è più il rischio che io faccia del male a qualcuno magari andrò a preparare la cena. Temo di aver divagato abbastanza.

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venerdì 24 febbraio 2012

Poi dicono che non mi devo incazzare

Allora. Partiamo dal presupposto che tu, miserabile computer, sei una macchina. Una cosa. Un oggetto senza vita. Mentre io, mio caro, sono viva. E, che tu lo voglia o meno, sto sopra di te. Sono il capo, capisci? Faccio io le leggi, qui. Cazzo. Dunque, nel caso non ti fosse ancora ben chiaro le cose stanno pressappoco così.
Punto primo. Se io ti dico copia, tu copi. Non è che puoi tagliare o fare quello che più ti piace. Copi, e basta.
Punto secondo. Se io ti dico ruota, tu ruoti, perdinci. Non è che fai finta di ruotare e poi io devo passare un'ora buona a capire per quale stramaledetto motivo se metto su Facebook una foto che ho appena finito di girare nel verso giusto me la ritrovo sottosopra e devo cancellarla e ruotarla a caso per poterla aggiustare, ti pare? Cosa facciamo, ci prendiamo per il culo?

Punto terzo. Ho sonno. E mi farebbe un sacco piacere se, per una volta, tu ti comportassi in maniera educata con me. Perché io, in fondo, ti voglio bene. Di tanto in tanto ti spolvero, anche tra i tasti. Tiro via le ditate dallo schermo. Sono ordinata con i miei file, di modo che tu non vada in confusione. Non ti sbriciolo mai addosso, perché so che ti infastidisce. Non ti ho mai bagnato, nemmeno con la birra. Nemmeno quando ne avevo bevuto tanta, di birra. Quando scrivo, schiaccio i tasti con delicatezza, perché non voglio farti del male. Ho lasciato che decidessi tu, se volevi essere maschio o femmina. E quando mi hai chiesto di cambiarti nome, beh, io l'ho fatto. Quando non ti uso, ti spengo sempre. Perché non voglio che ti affatichi. Prima di andare a dormire, ti racconto sempre una fiaba e ti do il bacio della buonanotte. Dimmi un po’, adesso. Non sono forse una brava madre? Non merito forse un po’ di rispetto? Basta. Guarda io davvero non avrei mai voluto arrivare a questo però così mi costringi a farlo. Una settimana di punizione! Niente you tube, niente emule ma soprattutto (questa non te l'aspettavi, eh?) NIENTE YOU PORN! E adesso fila a letto, signorino. E guai a te se provi ancora ad alzare la voce con me! Tzè.

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Cinemaniaca (ma non chiedetemi qual è il mio film preferito)

Non so voi, ma io amo i film. Se però non volete ritrovarvi ad ascoltare un monologo dalla durata indefinita, non chiedetemi mai qual è il mio film preferito. Potrebbe essere letale. Ad ogni modo. Si avvicina la cerimonia degli Oscar e dando un'occhiata ai candidati mi sono resa conto di non averne ancora visto nemmeno uno. Porcaccia la miseria. È anche vero che non sempre la candidatura all'oscar fa di un film un buon film, almeno per quel che mi riguarda. Mi è capitato spessissimo di prendere un film perché, cacchio, candidato a ben quattro premi oscar e poi... bah. Rimanerci di sasso. Ma ognuno ha i suoi gusti e su questo non ci piove. D'altra parte devo dirvi che, seppur adoro guardare film, commentarli, innamorarmi dei protagonisti tanto da sentire poi il bisogno di guardare ogni loro lavoro e conoscere ogni particolare della loro esistenza, non vado molto spesso al cinema. Sarà perché costa leggermente troppo? Chissà. Comunque in genere preferisco stare comoda comoda sul divano di casa, che ha anche altri vantaggi. Come ad esempio il poter singhiozzare liberamente quando una scena mi commuove. O sbavare e fare urletti patetici quando il protagonista è un figo da paura, ne vogliamo parlare? No perché io al cinema certe cose mica le faccio. Mi ricordo quando ho visto New Moon. Avete presente la scena in cui Jacob si toglie la maglietta? Ecco. Non vi dico cosa si è scatenato in sala. Tutte in piedi ad urlare. Volevo morire. Ad ogni modo. Considerando che non sono ancora in grado di commentare e dare pareri sui candidati agli Oscar 2012  (ma ho promesso a me stessa che a partire da stasera farò qualcosa di concreto per risolvere il problema.), vi parlerò di alcuni di quei film che mi hanno lasciata senza parole, divertita, commossa, fatta incazzare e quant'altro. Comincerò con i primi tre. Il numero uno è lui. Dopo averlo visto sono letteralmente impazzita. E sto aspettando con ansia l'uscita (prevista per Agosto) del terzo capitolo della saga. Di cosa sto parlando? Ma ovvio, di Batman Begins. E, chiaramente, del suo seguito Il cavaliere oscuro. Che dire? DA PAURA. Tutto azzeccato. Cast stupendo (anche se non ho apprezzato granché il passaggio da Katie Holmes a Maggie Gyllenhaal. Non per togliere qualcosa a quest'ultima ma solo perché quando mi cambiano attore nei sequel per me è tremendamente frustrante.) e ottima colonna sonora. Christian Bale è fenomenale nel ruolo di Bruce Wayne. E vogliamo parlare del fedelissimo maggiordomo Alfred/Micheal Caine? E come non citare Morgan Freeman (io ADORO), Liam Neeson (tra le altre cose, ve lo ricordate in Shindler's list?), Gary Oldman (candidato quest'anno come miglior attore protagonista per La Talpa) e il cattivissimo Cillian Murphy (che occhi, gente!) nella parte di Crane lo spaventapasseri. E poi, infine, c'è lui, Heath Ledger. Che ci lascia improvvisamente il 22 Gennaio 2008, poco dopo la fine delle riprese di The Dark Knight. Aveva 28 anni. Aveva una compagna (Michelle Williams) e una bambina. Aveva un talento incredibile. Fenomenale nella parte di Joker, che gli ha fatto guadagnare (purtroppo postumo) il golden globe per il miglior attore non protagonista. Insomma, se non li avete ancora visti, beh, fatelo subito. Ne vale la pena.


Il numero due è questo film che, guardato una volta, lo guarderei altre mille e poi mille ancora. Il favoloso mondo di Amelie. Tutto un altro genere, lo so. Non voletemene a male. Ma io son così. Spazio da una cosa all'altra, in tutto. E lei, Amelie (la bellissima e bravissima Audrey Tautou) mi ha fatta sognare, davvero. Stupenda la storia, incredibile il film. Non mi credete? Guardatelo.


Insomma, per ogni film che guardo c'è un protagonista per cui perdo la testa. Uomo, donna o animale che sia. Che interpreti il buono o il cattivo, il brutto o il bello. Non capita anche a voi?

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giovedì 23 febbraio 2012

Giovedì comincia così

Telefono che squilla. Ore 10.30.
-Sì, pronto?
-Buongiorno posso parlare con il titolare?
-Mi scusi, posso sapere con chi parlo?
-Con me.
Attimi di perplessità. Tu tu tu tu tu tu.
Telefono che squilla. Ore 10.40.
-Sì, pronto?
-Ciao Ade. Se venissi in mattinata per una regolata al taglio?
-Guardi ho posto alle 12.00
-Un po’ prima, no?
-No, mi spiace.
-Hai chiesto al papà?
Attimi di silenzio. Respiri profondi. Conta fino a dieci. Notare: sono io che rispondo al telefono. Sempre. Anche quando vado in bagno. Anche se ho appena sgagnato mezzo panino e non faccio in tempo a mandarlo giù. Organizzo io gli appuntamenti. Sempre. Perché se per sbaglio capita che lo faccia Il Disturbatore, son cazzi amari. Non è capace. Non ha senso pratico. Lui le prende tutte insieme a qualsiasi ora e poi come la và la và. Ed è proprio per questo che lo amano, capite? Perché lui dice sempre sì! Posso venire alle 23.30? Ma certo! Ostiato maledetto. Invece con me non hanno scampo! O come dico io, o niente. Chiaro? Giusto per capirci.
-No, signora. Ma ho davanti a me l'agenda, può bastare?
E lei, con un sospiro che sta ad indicare che io proprio non sono in grado di comprenderla nel profondo.

-Ah, vabbè. Allora a dopo. Tu tu tu tu tu tu.

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mercoledì 22 febbraio 2012

Entusiasmo

Dunque. Dopo quattro ore di corso mi prendo una fetta di pizza e trotterello fino al negozio dove lavoro, che oggi è chiuso. M’infilo dentro, mi nutro e comincio a cazzeggiare al pc. Cazzeggia di qua, cazzeggia di là faccio una scoperta ESILARANTE. Tra saltelli ed urletti vari, suonano al campanello e la sottoscritta, senza riflettere troppo e convinta che al di là della porta potesse esserci solo La Zia (essendo l'unica a conoscenza della mia presenza qui), intona un CHI EEEEEEEÈ in falsetto tipo prima elementare. Mi avvicino alla porta e, ahimè, non sento la voce della mia amica. Ma solo silenzio. A quel punto il cervello ricomincia a lavorare. Cazzo. Dopo qualche istante sento un mormorio che mi conferma che no, non è La Zia. È qualcuno che si sta domandando se ha sentito bene o se ha lavorato d'immaginazione. Allora che faccio?? Ovvio. Mica posso aprire. Che cazzo di figura ci faccio se mi trovo davanti un cliente dopo aver urlato a quel modo? Solo che indubbiamente mi avranno sentito. E, se hanno suonato, di sicuro hanno visto anche la luce accesa. Ma decido comunque di far finta di niente. Però. Adesso che faccio? Di uscire non se ne parla proprio. Spengo le luci. Telefono alla zia e mi faccio dire se fuori è tutto tranquillo. Sì sì. Farò così. Agente 007 a rapporto. Mi rimane ugualmente un dilemma. Se domani qualcuno si presenta qui e, davanti al Disturbatore, pone la fatidica domanda "Chi c'era ieri in negozio? No perché ho suonato e mi hanno risposto in modo strano. Però non hanno aperto.". Ecco. In questo caso, che cosa diavolo m’invento? Allora, facciamo una lista di risposte plausibili.
-Non lo so.
Beh, è un classico. Niente da dire.
-La donna delle pulizie.
Sì, volendo si può fare. Ma dovrei prima informare il Disturbatore e convincerlo che sì, noi abbiamo la donna delle pulizie.
-Di sicuro si sarà sbagliata, signora. Le assicuro che in negozio non c'era nessuno.
A quel punto però potrebbe scattare una risposta di questo tipo. "Ma sì, le dico che ho suonato, c'era la luce accesa e qualcuno ha urlato chi è.". Ed io potrei controbattere con qualcosa tipo "Lei è pazza, esca dal mio negozio.". No, Il Disturbatore non me lo permetterebbe, no no.
-Ho dato le chiavi a mia zia che è venuta a trovarmi dalla Sardegna, sa è un po’ sorda e ha la voce stridula.
Non credo funzionerebbe.
-Mi piacerebbe restare qui a chiacchierare con lei, però ho davvero tanto da fare. Arrivederci.
Questa andrebbe bene solo se poi riuscissi tipo a chiudere la porta in modo tattico e rapidamente.
Beh, gente. Qualsiasi aiuto sarà ben accetto. Adesso perdonatemi, vado a farmi curare.

P.S.

I The All American Rejects apriranno il concerto dei Blink 182 a Luglio..... Siiiiiiiiiiiiiiii!!! Ok, ora la smetto.


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La mafiosaggine

Ieri sera io e Supermegastra siamo stati invitati a cena a casa della Madre causa compleanno fratellino numero due. Inutile dirvi che, finito di lavorare, ho fatto la maratona per arrivare al centro commerciale nel quale ho poi passato circa due ore del mio prezioso tempo girovagando in uno stato d'ansia da regalo di compleanno. Tipo cazzo sto gioco ce l'avrà già? E questo gli piacerà? Aspetta fammi fare un altro giro va. E cose così. Alla fine, quando la vista mi aveva abbandonato, le gambe cominciavano a cedere, le mani tremavano e sbavavo schiumetta bianca, ho optato per un videogioco (incrociando le dita che non fosse già in suo possesso) e un libro che, contro ogni aspettativa, ha avuto discreto successo. Tanto che mi sono quasi eccitata e ho passato la sera ad immaginare mio fratello in una stanza cosparsa di libri che mi s’inginocchiava davanti chiedendomi ti prego, ti prego compramene altri, ti scongiuro, ne ho bisogno! Ma lo so, di natura tendo all'esagerazione. Ad ogni modo. Dopo aver addentato pizze sul divano, inquinato i nostri corpi con bibite gassate, tentato invano di placare la furia urlatrice del fratellino numero tre (forse non dovrei dirlo ma la mia mente ha elaborato più volte l'idea di fargli uno sgambetto nella speranza che si facesse male quel minimo indispensabile per calmarsi), mangiato tiramisù (io no, per carità, il mio stomaco stava già urlando dal primo sorso di coca cola), cantato tanti auguri e bevuto caffè io e Supermegastra abbiamo dato un'occhiata all'autovettura dalla finestra, scoprendo che qualcuno aveva parcheggiato in modo tale da non permetterci di uscire. E a questo punto mi trovo costretta ad aprire una parentesi, per spiegarvi come funziona in zona della Madre. Dunque. Nel Bronx se camminate per strada fischiettando e non siete del posto, è ampiamente possibile che un qualsiasi gruppetto di persone (sì, non agiscono mai da soli, sarebbe troppo eroico) vi fermi e, con fare intimidatorio, vi faccia domande del tipo, e tu da dove cazzo vieni. E qui cosa cazzo ci fai. E dove cazzo stai andando. Per finire con vai fuori dai coglioni. Se poi ti vedono un minimo impaurito è capace che ti svuotino anche le tasche. Nel Bronx, poi, succede anche che se tu vai a trovare la mamma, il nonno o lo zio e parcheggi in un posto che non è il tuo (e, badate bene, non è che i posti vengano assegnati da qualche ente particolare. Semplicemente tizio si sveglia e dice quel rettangolo è mio, se lo trovo occupato son guai. Punto) il legittimo proprietario fa della tua auto quello che più gli garba in quel momento. Compreso bloccartela per costringerti o ad urlare e quindi poi a litigare o ad arrangiarti e tornare a casa a piedi. Ecco spiegatovi il motivo per cui la suddetta macchina si era messa in modo tale da non permetterci di uscire dal parcheggio. Però. Dato che noi siamo avanti (e, lo posso dire, abbiamo avuto anche parecchio culo perché non vi erano altre auto di fianco ) con quarantotto manovre e conseguente indolenzimento degli arti, siamo riusciti a spostarla ugualmente. Fottendo tizio alla grandissima. Però Supermegastra, nonostante una precedente esperienza con vecchio panzone mafioso che intimava dal balcone di spostare l'auto e, quando l'ho minacciato (sì, non so stare zitta io. Mai) è pure sceso e ha tentato di picchiarmi l'uomo che, anche se più piccolo, è riuscito a tenergli testa finché è sceso L'Inseminatore Di Madri Altrui (che poi diventerà Il Procreatore, per semplificarmi le cose), è rimasto molto turbato dalla cosa e ha continuato a inveire perché avrebbe tanto voluto consumare la sua vendetta. Sì, nel Bronx ho passato un'adolescenza infernale, lo ammetto. Ma quando ho capito come prendere i mafiosetti (in fondo è semplice, basta mettere insieme una frase con un tono di voce un po’ duro e già si chiedono, che cazzo ha detto? forse è meglio lasciarla in pace non si sa mai...) ho cominciato seriamente a divertirmi. Anche se, ahimè, questo dover stare sempre sulla difensiva me lo porto dietro ancora adesso e, spesso e volentieri, quando mi sento minacciata o insultata in qualche modo da qualsiasi esemplare umano (quando me la prendo coi maschi grossi sì, lì è un po’ rischioso in effetti) comincio subito a ringhiare e, se mi portano a farlo, attacco anche. Ma adesso scusate, vi devo lasciare. Mamma mi ha messo giù croccantini e sto morendo di fame.

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martedì 21 febbraio 2012

Quando mi irrita qualsiasi cosa

Ecco. Ci son cose che mi stan sulle balle parecchio. Tipo sta cliente che messo piede in negozio comincia a parlare parlare parlare che se avesse da qualche parte la rotellina del volume giuro che la spaccherei a pugni. E poi ride. Ride senza motivazione con questa risata tipo cavallo ihihihihih. Ma cazzo. Per non parlare del tono di voce del Disturbatore. Eh sì, gente. Convivo parecchie ma davvero parecchie ore al giorno con un megafono, io. E capirete la mattina che magari mi sveglio mettendo giù il piede sbagliato che allegria. Già di mio non sono poi così paziente e nemmeno così simpatica. Tipo che se sto facendo roba al computer e questo mi si mette alle spalle alitandomi nell'orecchio giuro che lo potrei mordere. O tipo che faccio cose mie e questo comincia a parlare di cose sue e dico ma cazzo! Ma mollarmi un attimo? Poi quando lui c'ha i suoi scleri bisogna starci lontano chilometri se no col caratterino che mamma mi ha donato potrei diventare cattiva ma cattiva assai. E se lo so è perché è già successo e succederà di nuovo, potete scommetterci. Anche se spesso cerco di fare quella zen e faccio tanti respiri profondi e mando giù tanti granellini di polvere ma tanti tanti tanti e poi chiudo gli occhi e cerco di mettermi nei panni di colui che in realtà avessi un'ascia giuro...
Il mio lavoro poi non è così facile facile. Sorridi, spara due cazzate, sorridi, fai domande di cui poi fingi ti interessi la risposta, come sta la mamma, la nonna, il cane. Poi ti entra quella che dal mattino alla sera non fa una sega che ti dice:
"Dio, oggi sono stata a fare la ceretta, il massaggio, il pedicure e poi ho chiamato un taxi e non arrivava e a stare in piedi, sai, mi sono tanto stancata, vedi che occhiaie?"
ed io che mandando giù saliva radioattiva mi trovo costretta a rispondere cose tipo.
"Cara, davvero! Non ti ho mai vista così stanca! Poverina, immagino che giornata avrai avuto!" Insomma per star qui dentro bisogna avere il cervello multifunzione. Perché mentre elaboro e poi sputo fuori una risposta di questo tipo, per la verità sto pensando:
"Oh, piccola sciacquetta sprovvista di neuroni, sai se ti vedessi sul ciglio della strada con il tuo tacco 12 e il cappottino leopardato e stessi guidando una macchina molto grossa e potente, dico, sai verso quale direzione punterei? Dai che se ti sforzi tanto tanto ci arrivi! Dai, che ce la puoi fare persino tu!"

Poi la gente si chiede perché tendo ad estraniarmi e crearmi un mondo mio. Bah.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato.

lunedì 20 febbraio 2012

Ritorno

È lunedì, ma non c'era bisogno che ve lo dicessi, vero? So che in genere non è un buon giorno, il lunedì. Con la domenica alle spalle il primo pensiero è tipo:
"Ma no, cazzo."
In realtà io quest'oggi mi son svegliata di buon umore, nonostante le poche ore di sonno causa festeggiamento compleanno della Zia. Ho aperto gli occhi e la ormai vecchia Zietta mi fa.
"Hai 4 minuti o ti lascio qui."

Buongiorno anche a te. Mi sono alzata, ho svuotato una bottiglia d'acqua (non so voi ma la birra, aaah la cara vecchia birra non si smentisce mai), ho indossato le mie cosine fucsia e ho tentato di truccarmi da sola a tempo di record. Oggi meriterei un premio. E chi ve lo dice che non lo riceverò? Sapientoni. Abbiamo lottato col portone che proprio non voleva aprirsi e siamo uscite di fretta e cariche come muli. Milanese doc e milanese adottata. Belle, noi. Inversione a U sulla corsia dei tram per non uscire dall'area C e via veloci come la Smart della mia amica. Ci salutiamo canticchiando e accennando balletti sulle note della Carrà in onore di ieri sera e ci incamminiamo verso i nostri rispettivi luoghi di lavoro distanti l'uno dall'altro circa 100 metri. Carine, noi. A questo punto, signori, eccomi che mi accingo a raggiungere colui che finalmente mi darà il tanto atteso premio del giorno. Il mio supermegastrafighissimo uomo di ritorno dal weekend in montagna che mi aspetta al solito posto per il solito caffè. Ma quest'oggi, ne sono sicura, la brioche al cioccolato che prenderò perché ho sempre fame e faccio davvero schifo non sarà buona quanto il bacio che mi darà dopo due lunghi giorni di astinenza. Ahimè, negozio e ufficio ci aspettano, la levetta del buon umore sta cominciando a scendere e il cervello comincia ad elaborare. Ma no, cazzo. È lunedì, ed io ho mille cose da fare, oltretutto. Ho da lavorare, perdinci. E un corso da cominciare. Il che significa gente che non conosco, sforzarmi di addolcire lo sguardo per non farmi bollare subito come stronza snob (in genere questo è quello che pensano di me la prima volta che mi vedono ed io ormai so che ciò dipende dal mio sguardo tipo pitbull incazzato che, giuro, non faccio apposta a fare) sorridere e annuire. Che palle. Mi piacerebbe passare più tempo con voi, signori. Ma è appena rientrato Il Disturbatore di qualunque cosa io stia facendo e, per evitare di prenderlo a calci negli stinchi e farmi gonfiare le vene del collo, andrò a farmi un caffè. Passo e chiudo. Buon lunedì e non mandatemi a cagare, grazie.

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domenica 19 febbraio 2012

Swap

Sono le 20 e sto lottando con lo smalto nero. L'ho messo veramente di merda e sono indecisa se levarmelo o sbattermene. Dato che ci ho messo un quarto d'ora buono ad applicarlo. Tempo buttato via, decisamente. La Zia si sta asciugando i capelli. Sono le 20 e avremmo dovuto essere già al locale per l'aperitivo. Ma ormai avete capito di che pasta siamo fatte, no? Stamattina abbiamo girovagato per il centro come due disperate. Litigato con l'indiano della bancarella che non voleva farci provare gli occhiali di tutti i colori. Tipo.
"Ma ve li dovete provare tutti?"
"Caro, in realtà questi cinque che avevo in mano li stavo già comprando ma dato che stai sul cazzo non li compro più"
Poi ci siamo mangiate le mani, sia chiaro. Per tutto il giorno siamo andate avanti a dire però io volevo gli occhiali fucsia. E rossi. E blu. Ma è una questione di principio. Non avrai mai i nostri soldi, bello. La Zia canticchia Ligabue. Si muovesse avremmo ancora una speranza di trovare del cibo. Ad ogni modo, dopo aver pranzato al self service (abbiamo prima imprecato abbondantemente per aver trovato Luini chiuso.) siamo tornate nella casina incantata a preparare i vestiti da scambiare allo swap party a casa della Molesta. Inutile dirvi che siamo arrivate in ritardo di circa un'ora. È stato il nostro primo swap. Novelline. Io mi sono aggiudicata un sacco di cose fucsia (ecco che vi svelo la mia nuovissima passione per i colori sgargianti. Da ex donna in nero/grigio/marrone per me è un evento degno di nota) compresa una cintura con le borchie e una sciarpa che ho già addosso. Giusto per la cronaca, LA CINTURA E' MIA, Zia. Tu non l'avrai mai. Ladra. Poi, cosa per me estremamente esaltante, mi sono arrivati degli swanza MERAVIGLIOSI. Vengono da Israele, non so se mi spiego. Ed io semplicemente LI ADORO. Dovete sapere che quando la temperatura comincia ad alzarsi, io mi trasformo in una pazza scatenata seguace di ogni tipo di swanza (per intenderci, i pantaloni modello afghano, quelli col cavallo basso basso). Dunque quando ho visto sti superswanza sbucare dalle mani di un'amica swap ho cominciato a lanciare urletti tipo miei!miei!miei! e miei ora sono. E qui ci starebbe un muahahahahahah. Pensavo di risparmiarvelo ma non ce l'ho fatta. Perdonatemi. Oltre a ciò ci siamo comprate dei pantaloni neri e altre due cinture il tutto trovato in residuo di saldi e pagato un buffetto sulla spalla e via andare. Ho anche preso i pasticcini per La Zia che a mezzanotte diventa grande. E chissà come festeggeremo, eh? Scommetto che proprio non riuscite ad immaginarlo.

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VPL

Cinque minuti e mi alzo. Queste le parole pronunciate dalla Zia circa ventotto minuti fa. Poco male. Non è che abbiamo cose così importanti da fare. Secondo voi dovrei portarle un altro caffè? Mah. Ad ogni modo. Ieri sera, dopo una giornatina alquanto pesante, ho lasciato il mio minuscolo infante con la babysitter (pace all'anima sua) e ho accompagnato me e il mio mal di schiena (alla mia età non si può sentire, lo so. sono un piccolo rottame. anche se, riflettendoci, non sono sicura di avervi detto quanti anni ho, ma son dettagli.) nella casetta incantata della Zia. Che, in questo preciso momento, forse sentendosi non so bene come chiamata in causa, ha giurato che tra due minuti si alzerà. Ma andiamo avanti. Non ho fatto in tempo a varcare la soglia che avevo in mano un VPL. Come? Devo spiegarvi cos'è? Beh, è semplice signori. Il VPL è il cocktail preferito della Zietta. Semplicemente Vodka Pesca Lemon, vi pare? Detto ciò, posso rendervi partecipi del fatto che se io ne stavo sorseggiando uno, lei ne aveva già sorseggiati almeno tre. Inutile dirvi il livello di demenza da cui eravamo circondate. Dopo un'interessante ma poco produttiva conversazione telefonica (tipo, quindi dove ci becchiamo? ah sì e dove andiamo? ma come hai mangiato la pizza poco fa, il programma era ANDIAMO A MANGIARE LA PIZZA, sei proprio una vacca, vabbè quindi ci troviamo lì? alle nove e mezza? va bene.) con La Giallona (solo per informarvi, questo è il soprannome momentaneo scelto per lei dal suo uomo. non perché affetta da qualche malattia strana, intendiamoci. bensì perché le ciocche rosse che la sottoscritta le ha fatto qualche settimana fa, sono scolorite. comunque a breve glielo cambierò, forse. se se lo meriterà.) io e la Zia abbiamo convenuto che forse era il caso di cominciare a prepararsi. Non che questa decisione così saggia ci abbia permesso di arrivare in orario, sia chiaro. Abbiamo passato circa quarantacinque minuti in bagno a truccarci. O per lo meno, lei si è truccata e poi ha amorevolmente truccato anche me, data la mia assoluta incapacità. Ah, giusto per rendervi nuovamente partecipi, La Zia si è alzata e si sta vestendo. O almeno ci sta provando. Oltre a cercare di distrarmi continuamente dicendo qualsiasi cosa le passi per la mente. Tipo adesso mi ha appena chiamata Piccolo Tampax Infetto. Dopo aver abilmente appreso che sto scrivendo delle sue prodezze. Ma son piccolezze. Tornando a noi. Sulla porta di casa sono riuscita a guadagnarmi il mio fantastico soprannome della serata: Martufello. La motivazione che mi è stata data è legata alla mia sciarpa rossa e al cappellino che alla fine mi ha convinta a lasciare a casa. Dopo aver girato per circa venti minuti in cerca di parcheggio (e non trovare parcheggio con sotto il culo una smart è tutto un programma) siamo finalmente riuscite ad incontrarci con la Giallona e il resto della combriccola. Eravamo tutti palesemente in ritardo. E sono sicura che ci abbiano ripetutamente sputato nel cibo. Una volta accomodati al tavolo, non abbiamo fatto in tempo ad aprire il menù che avevo già alle mie spalle il nonno cameriere che cercava di violentarci psicologicamente per strapparci un'ordinazione. Cioè Carmen Consoli. Mi sta facendo ascoltare Carmen Consoli. Vabbè. Logicamente quando toccava a me chiedere ciò che volevo le cose sono andate più o meno così:
"Per me una Primavera, grazie"
"Scusi, non ho sentito."
"Dicevo, una Primavera, grazie."
Attimi di silenzio.
"Mi scusi, ma non ho sentito."
Risate. Io che cerco di trattenermi. Mi giro (perché era sempre alle mie spalle, vi dico.), lo guardo, sorrido.
"Una P R I M A V E R A"
"Ah ecco scusi, non avevo sentito."
Inutile dirvi che abbiamo passato la serata a parlare e a dirci:
"Come? Scusa non ho sentito."
La situazione degenera quando ci viene elencata la lista dei dolci in maniera abbastanza incomprensibile. Tipo:
"Abbiamo il nostro tiramisù, il sciugvnn, la torta di frutta, le gndnesmi, i sorbetti limone, bnnn e fragola."
Scusi? Non ho sentito. Qualcuno azzarda a chiedergli cosa veniva prima della torta di frutta e lui, in tutta risposta, ricomincia ad elencare daccapo. O dall'inizio o niente. Come quando impari le tabelline. Qualcuno scoppia a ridere. Sono ufficialmente sicura che abbia condito ogni cosa con la sua saliva. Finalmente fuori da questo luogo della perdizione ci salutiamo e io e La Zia cominciamo a vagabondare alla ricerca di un locale dove incontrarci con l'amico VPL. Questo? Zia, troppo chic, vedi come sono vestita? E questo qui? Zia ma hai visto che facce? Quest'altro? No dai, il più vecchio qui avrà 17 anni. Alla fine ci decidiamo e ci incamminiamo verso la nostra sorte. Una chiaccherata con VPL sul senso della vita ed io che mi inalbero su discorsi di cui non ricordo nulla e vengo continuamente salvata dal cadere dal marciapiede. Fa freddo. Andiamo a casa? E andiamo. Io e la mondanità. Lo sapevate che siamo pappa e ciccia?

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sabato 18 febbraio 2012

Viva

Beh, che dire. Dopo aver messo il cucciolo a nanna, io e La Molesta abbiamo deciso di inquinarci (di più  i cervelli con la visione di uno di quei filmetti americani dal finale scontatissimo. Però, considerando la percentuale di imbecillità da cui eravamo pervase (vedi post precedente), abbiamo riso come matte ugualmente. Cioè, in pratica la storia è molto semplice (e molto usata, in effetti. quasi usurata, oserei dire): il tipo figo prende per i fondelli la secchiona della scuola (che solo in certi ambiti è anche: strafiga, supermagra e tonica, megasimpatica ecc.) che è anche la sua vicina di casa. Con una specie di incantesimo indefinito si scambiano i corpi e poi comincia il declino. Si fanno i dispetti reciprocamente finché non si rendono conto di piacersi e poi, una volta tornati ognuno nel corpo di mamma sua, si sbaciucchiano e fine della storia.
Ormai a notte inoltrata e sempre ridendo, abbiamo portato i nostri culi infilati nei nostri fantastici pigiamoni (chi flanella, chi donnina anni 60, vi lascio il beneficio del dubbio) a letto e una volta lì, quando ormai ero in trappola, La Molesta mi ha comunicato che avrei potuto non riaprire mai più gli occhi, rimanendo schiacciata dal dolce peso del materasso sopra di me farcito di peluches e della sua persona. Non vi dico gli incubi. Vedevo quel mostro di mio figlio che, in combutta coi pupazzetti, tentava di farmi crollare tutto addosso, bramando al pensiero del mio cervello spappolato sul cuscino. Però il brevetto tedesco non ha pari e tutto è bene quel che finisce bene ed ecco che alle sette in punto cominciano a suonare le mille sveglie che avevo (conoscendomi) puntato per non rischiare di iniziare la mia meravigliosa giornata lavorativa in ritardo. Ovviamente no, non mi sono alzata, che domande. Ho avuto bisogno del ditino che, impertinente, picchiettava sul mio fianco addormentato intimandomi di non far finta di niente e di alzare le chiappe. So che non avete bisogno che vi dica di chi era, quel dito. So che l'avete intuito da soli, perbacco.
Dopo tutte le cose che in genere si fanno dopo essersi svegliati (no, non ho fatto la cacca.) e in ritardo di circa mezz'ora sulla tabella di marcia, ho infilato i miei fantastici pantaloni nuovi (7 euri, muahahahahahah) e ci siamo appropinquate verso la sala colazione. Inutile dirvi che la marmellata di mirtilli è tanto, tanto buona ma solo ed esclusivamente spalmata sul pane, o al limite sulle fette biscottate. Non certo sui miei pantaloni, perdinci. Certo che no! Ma a me piace sperimentare cose nuove ed eccoci in bagno a tentare l'impossibile armate di sapone, asciugamano bagnato e phon. Vietato imprecare, ma solo per il momento, perchè non voglio darvi l'impressione di essere una tipa volgare ed è risaputo che la prima impressione è quella che conta. Poi saran cazzi vostri.
Con circa 45 minuti di ritardo, prendo in braccio il mio neonato ed esco a sfidare il cielo grigio, carica come un mulo e di fretta come ogni milanese che si rispetti.
Bonjour à tout le monde!

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venerdì 17 febbraio 2012

Moriremo tutti


Allora. Come post di presentazione in effetti potrebbe non essere proprio il massimo, ma stasera gira così e vi dovrete accontentare. Sono nuova di qui, perdinci. Vorrete pur darmi il beneficio del dubbio? Ad ogni modo, sapete che esiste una casa che si chiama perdinci? No, nemmeno io lo sapevo. Infatti qualcuno di estremamente molesto che in questo momento giace qui al mio fianco ha insinuato in me il sospetto.... (attacco di panico). Fine delle trasmissioni.
Ma torniamo a noi e a questo mio primo post: l'uovo. Sì, quello che vedete qui sopra, signori, è il disgustoso e imbarazzante "uovo di avocado", residuo inaspettato della cena che ho consumato con la persona molesta che nonostante i miei tentativi estremi di dissuaderla non la smette di importunarmi. Comunque. Sono rimasta particolarmente affascinata quando ho visto sbucare il nascituro dalla succulenta polpa verde e ho voluto immediatamente prendermene cura. Ho l'istinto materno, io. Dopo averlo accuratamente lavato e cullato tra le mie possenti braccia, ho tentato di vivisezionarlo. Qualcuno, vedendomi convinta della mia scelta, mi ha messo in mano un coltello (con la punta arrotondata, s'intende. sia mai che mi facessi male) e un pestacarne (perché non sono a casa mia altrimenti non ci sarebbe un pestacarne, ma queste son altre cose) ma, a quel punto, il mio piccolo uovo terrificante mi ha fissata con i suoi occhioni che solo io potevo vedere e mi ha chiesto, ma che dico, mi ha implorato di risparmiarlo. Sarebbe stato un buon figlio, mi ha detto. Non avrebbe creato problemi e non si sarebbe drogato. Mi avrebbe presentato le fidanzate per chiedermi approvazione. E si sarebbe preso cura di me quando... con un'occhiata gli lascio intendere che no eh, adesso stai esagerando, ovino. Ti risparmierò, anche se non sono sicura che questa per te sia la soluzione migliore. Dopo averlo (accidentalmente, giuro) fatto cadere più volte dalle mie inesperte mani di giovine genitrice, la mia tondeggiante progenie decide di schiudersi e mostrarsi alla mamma per quello che è, non che io gliel'abbia chiesto, s'intende. La raccapricciante immagine che mi si para davanti agli occhi, signori, è esattamente ciò che vedete anche voi! L'uovo della morte! E io lo sapevo, perbacco, che non c'era da fidarsi a mangiare tutte quelle tortillas! Ma nonostante questa mia consapevolezza c'è qualcosa in me che mi spinge a non abbandonarlo, il mio ovino. Anche se stanotte, nel sonno, ci ucciderà tutti. Me e la molestatrice di post. Maledetto istinto materno.

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