martedì 27 agosto 2013

Sono le 8:00

Il primo e il secondo capitolo li trovate rispettivamente QUI e QUI.

Lui riemerge, spossato, dallo stato catatonico che l'ha reso, per svariati minuti, semi incosciente e completamente privo di umanità. Sente un leggero dolore alla tempia sinistra, probabilmente ha sbattuto contro il water cadendo a terra, e si rialza un po' affaticato, appoggiandosi al bordo scheggiato della vasca da bagno. Una goccia di sangue scivola veloce sulla sua guancia e lui la ferma con l'indice, prima che possa finire sulla maglietta. Apre il rubinetto arrugginito, che emette un sonoro "clac", e si lava la ferita finché non smette di sanguinare, poi tira fuori dalla tasca dei pantaloni una boccetta che contiene il suo olio speciale e se lo applica con cura sul taglio, per accelerarne la guarigione.
Con un grugnito di disapprovazione per se stesso, esce dal bagno e si avvia verso il giardino sul retro della casa, il cui terreno fertile gli ha permesso, col tempo e la dedita cura, di creare un piccolo ma ben fornito orticello, e raccoglie con delicatezza un grappolo di pomodorini e una manciata di peperoncini verdi.
Le sue innumerevoli capacità, acquisite per lo più durante il periodo di permanenza sulla strada, gli hanno permesso di costruirsi un rifugio modesto ma soddisfacente e, se non fosse per il male che lo logora dall'interno, lui sarebbe indubbiamente felice della qualità della sua vita, per quanto decisamente poco convenzionale.
Mentre armeggia col piccolo fornelletto a gas per prepararsi la colazione, un timido bussare alla porta attira la sua attenzione e lo costringe a restare in ascolto, abbandonando per un attimo la verdura che sfrigola nel padellino. Si avvia con cautela verso l'ingresso, muovendosi piano per non rischiare di emettere suoni. Chiunque sia, il disturbatore mattiniero là fuori, non sembra avere intenzione di andarsene e la motivazione che lo spinge a picchiare con insistenza sulla porta lo induce, evidentemente, a continuare imperterrito.
Lui appoggia la fronte sulla finestra per tentare di sbirciare tra le assi che la ricoprono ma, mentre cerca di mettere a fuoco qualcosa, un enorme pezzo d'intonaco si stacca dal soffitto e gli finisce dritto in testa, facendolo crollare rovinosamente a terra, di nuovo.
"Papà? Papà?"
Un angelo dalla pelle bianca e i capelli rossicci lo guarda sbattendo le palpebre a mille all'ora.
"Papà?"
Lui cerca di toccarla, di afferrarla con le sue grosse mani dalla pelle spessa, ma non ci arriva. È lontana, lontanissima.
"Papà? Ti prego papà!"
Apre gli occhi. Qualcuno lo scuote lievemente, tenendolo per le spalle. Lui si libera dalla presa in modo brusco e si mette seduto, toccandosi il cranio per constatare i danni. La testa gli fa un male cane e pulsa con prepotenza, cosa che lo costringe a richiudere gli occhi, solo per un po'.
"Senta? Signore sta bene?"
Una voce di ragazza irrompe, roca, fastidiosa e con un accento difficile da definire. Non si tratta dell'angelo che ha visto prima, questo è sicuro, e per un momento lui si chiede se per caso non sia impazzito di colpo.
"Scusi? Mi dispiace io... io ho davvero urgenza di usare un bagno e... voglio dire è per questo che bussavo alla porta prima... insomma senta, le dispiace se... voglio dire... posso usarlo, il bagno? Lei sta bene, sì? Posso lasciarla un secondo?"
Lui continua a massaggiarsi la testa, ancora con gli occhi chiusi, e prega silenziosamente che la rovinatrice di giornate se ne vada. Adesso, subito, all'istante. Ma lei non sembra voler smettere di parlare.
"Ma questo profumo... oddio ma lei stava cucinando!"
Senza chiedere il permesso, la misteriosa figura s'intrufola in cucina e spegne il fuoco sotto la padella. Lui la guarda di sottecchi, ma riesce a inquadrare solo le gambe sottili, coperte da un paio di jeans scuri e leggermente strappati.
"Stavano per bruciarsi, sa? Mmm sembrano deliziosi... potrei... voglio dire... posso assaggiarli? Dio sembra un'eternità che non mangio qualcosa dall'aspetto così invitante..."
Finalmente lui apre gli occhi e la guarda, sperando di risultarle abbastanza glaciale da indurla a fuggire a gambe levate e lasciarlo ai suoi affari, e una ragazza minuta, pallida e spettinata, praticamente una bambina, gli viene da considerare, lo fissa speranzosa. Ma quanti anni avrà?, si domanda mentre le fa cenno con la mano per darle tacito permesso di derubarlo della sua colazione.
"Davvero posso? Oh grazie lei è così gentile... oddio ma prima devo proprio andare in bagno, scusi sa?"
Dice, appoggiando la padella sul tavolo e portandosi le mani al ventre con espressione di disagio.
Lui le indica la direzione del bagno, annuendo stancamente, e, rimasto solo, si alza in piedi, si spolvera i vestiti e beve un sorso d'acqua, tastando con apprensione il grosso bernoccolo lasciato dall'intonaco.
Sbuffa.
Non è affatto così che doveva iniziare, questa giornata.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato 

4 commenti:

  1. Maledetti intonaci che cadono nel momento sbagliato :D

    Aspettando con ansia le ore 9.00 :)

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  2. Risposte
    1. Certo. È il mio racconto e se mi va posso anche far crollare i palazzi, far venire gli alieni o far parlare gli scarafaggi.

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    2. Ti prego. GLI SCARAFAGGI NO, EH!

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Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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