lunedì 30 settembre 2013

Vola vola vola vola l'Ade Swanza!

 



O meglio, volava.
Ormai si parla di qualche giorno fa. Questo per spiegarvi e giustificare la mia assenza, innanzitutto. Perché posso immaginare la vostra preoccupazione, il sudore freddo, i pianti isterici, l'incapacità di controllare i vostri fluidi corporei e tutto quanto è umanamente possibile in fase di assoluta disperazione, nata e cresciuta a vista d'occhio quando vi siete accorti che non c'ero! Dannazione! Dove minchia è andata l'Ade? Come faccio adesso senza di lei?
E invece eccomi, santa pazienza. Sono tornata. No, è che a me piace, lo adoro proprio, quando riesco a lasciare le persone senza fiato. No, perché ho pensato: quasi quasi non ce lo dico a quei grulli che mi leggono (dimostrando un alto livello di sopportabilità, il che è sempre un bel vantaggio) che me ne vado per qualche giorno. Sì. Quasi quasi li lascio a crogiolarsi in quella pappetta molliccia che è la suspance. Quasi quasi non scrivo per un po' così vedo se mi cercano. Quasi quasi vedo se i computer dell'intero pianeta implodono, se manco io. Va bene, la smetto. 
La verità è che c'avevo un'ansia tale di partire, che mi sono dimenticata di tutto il resto.
E niente. Prometto solennemente che a breve ahahahahah vi parlerò del viaggio. Ho anche preso appunti utili per cercare di provare a me stessa che sono una blogger professionista ahahahahah oggi sono una comica, proprio. Per il momento sto ancora cercando di riprendermi dallo shock del rientro e dall'inevitabile fine di questo amore appena nato.
Allora. Chi indovina dove sono andata? Dai! Volete dirmi che dalla foto non si capisce?!


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mercoledì 18 settembre 2013

Sono le 9:00

I primi tre capitoli di questo racconto li trovate rispettivamente qui, qui e qui. Come? Non li avete ancora letti? Dico, ma volete per caso farmi arrabbiare?


Mentre la giovane è in bagno, lui riflette su un paio di punti che gli sono sfuggiti, poco fa. Perché ha bussato alla sua porta? Come poteva sapere che lui non sarebbe stato un pericolo? Chi le diceva che non l'avrebbe denunciata per aver violato la legge ed essere uscita da sola?
Prende due piatti dal piccolo mobile, li sciacqua, li asciuga e li appoggia sul tavolo di pietra. Poi riempie due bicchieri di latte e serve la colazione. Si siede e aspetta. Passano ancora svariati minuti e, finalmente, la ragazza riemerge.
"Grazie... davvero è stato molto gent..."
Si blocca, vedendo la tavola apparecchiata, e un sorriso incredulo le sboccia sul viso. Lui non dice nulla, ma le fa cenno di accomodarsi. I due mangiano, in silenzio, ma tirandosi reciprocamente occhiate curiose.
Quando piatti e bicchieri sono stati vuotati alla perfezione, lui si alza e sparecchia, mentre lei sembra contemplarlo come se non avesse mai visto un personaggio simile.
"Era davvero molto buona, la colazione, sa? È bravo in cucina..."
Lui, ovviamente, non risponde.
"Chi le ha insegnato? Sua madre?"
Silenzio.
"Beh, comunque era davvero deliziosa..."
L'unico rumore percepibile è lo sbatacchiare dei piatti nel lavandino. Lei, però, non ha intenzione di arrendersi.
"Mi scusi, ma lei è muto, per caso?"
Lui si volta e la guarda, con gli occhi sgranati. Si avvicina e, col dito, le disegna un enorme no sul tavolo. Lei lo guarda, esterrefatta.
"Oh... dunque lei parlerebbe ma non vuole parlare... con me?"
Lui scuote vigorosamente il capo, sbuffando, e le disegna un altro no sul tavolo. Lei sorride.
"Quindi, in pratica, mi sta dicendo che non ha intenzione di farmi alcuna domanda? Non le interessa sapere nulla di me? Mi ha permesso di usare il suo bagno e di mangiare il suo cibo, e non le importa sapere chi sono?"
Lui inclina leggermente la testa di lato, e ci pensa su. Certo che vuole farle delle domande, dannazione. Una voce nella sua testa gli ripete che non deve lasciarla andare, non può. Ma oggi è il giorno, come farà a occuparsi anche di questo? Oggi avrebbe dovuto seguire un iter preciso, niente avrebbe dovuto distrarlo dal suo obiettivo. Eppure eccola lì, seduta di fronte a lui. Questa ragazza dal sorriso simpatico che gli è piombata in casa e Dio solo sa cosa pensava quando ha deciso di infilarsi qui dentro. Le cose cambiano e i giovani non hanno più paura.
Si siede e la osserva. Lei aspetta una sua risposta e lui non ha la più pallida idea di cosa fare. Infrangere una sua regola per la prima volta nella vita? O lasciare questa giovane donna al suo destino? Restano lì, a guardarsi. Come se gli occhi potessero davvero parlare.

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lunedì 16 settembre 2013

Sono partita per la tangente

Che io sono un po' così, vado a periodi. Ci sono quelli che sì e quelli che vaffanculo. Adesso è un periodo sì, per esempio. Allora mi sono messa d'impegno e ho cominciato a rimuginare sulle critiche e i consigli che mi sono stati dati dalle persone che finora hanno letto il mio primo romanzo. Il mio bambino. Quello che ho finito, dopo un blocco di circa sei anni, grazie alla nascita di questo blog, che mi ha ispirata, che mi ha cambiata, che mi ha dato e continua a darmi lo stimolo per non mollare. E quando parlo di blog, non intendo solo ciò che scrivo e condivido, ma intendo anche voi. Che mi leggete, mi seguite, mi fate ridere e mi rendete una persona migliore. O più accettabile, per lo meno. (come sono romantica, diamine. mi faccio quasi impressione.)
E niente. Ho deciso di apporre delle modifiche non indifferenti al mio lavoro. Perché lì dentro, almeno nella prima parte, quella in cui Ade non c'era ancora, non mi ci rispecchiavo più. E quello che ne è uscito mi piace parecchio. Sono soddisfatta, insomma. Poco tempo fa, solo all'idea di riprenderlo in mano mi veniva male. Mi sembrava quasi di poterlo deturpare, toccandolo. Di cancellare la sua autenticità. Era una cazzata, ovviamente. È innegabile che l'Ade che scrive adesso sia diversa da quella persona che scriveva sei anni fa. E più brava, claro. Già. Sto cercando di smetterla di vedermi come una pernacchiona che non sa fare niente, per intenderci. E questo grazie ad alcuni di voi che, rifilandomi gran pacche sul sedere (metaforicamente parlando, eh? che io c'ho anche un fidanzato), mi avete spinta a non arrendermi. Ed io non mi arrendo, santa pazienza. Perché arrendermi vorrebbe dire accettare di mettere da parte l'ennesimo sogno. Ed io non ne ho la minima intenzione, questa volta. Quindi, alla fine, quello che volevo dirvi è questo. Grazie.


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sabato 14 settembre 2013

Quale mai sarà la risposta giusta?


 

E niente. Rido.


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martedì 10 settembre 2013

Bom-bobobom-bobobom-bobobom

Lalalalalallà - lalalalalallà.
E niente. Vi volevo dire che sono sopravvissuta alla messa delle 18.30, ai parenti di Mr. Ade, alla cena al ristorante chic e tutto il resto.
Flashback dell'evento.
Io che, fissando inorridita i prezzi delle portate sul menù, chiedo sottovoce a Mr. Ade se DAVVERO DOBBIAMO PRENDERE ANTIPASTO, PRIMO E SECONDO. Ma che davvero? Davvero davvero?
Povera plebea, mangiatrice di falafel e patatine fritte, indossatrice di vestiti low cost.
Alla fine ho preso solo il primo. Perché non avevo più fame io devo distinguermi dalla massa, è più forte di me.
Comunque è andata meglio di come pensavo. Sono uscita indenne dalla crisi isterica del "cosa cazzo mi metto" grazie alla Zia che sì è lanciata in mio estremo soccorso con la borsa piena di cose fighe e alla fine ho optato per jeans, scarponcini bassi beige, camicetta a righe blu e beige e la mia fighissima borsetta vintage presa in fiera a Porta Genova per la modica cifra di 4 euro. Adoro.
Sono anche riuscita a non ridere in chiesa, sono forte eh? Cosa che non mi riusciva dall'ultima volta che c'ero stata... ehm... fatemi pensare un attimo... dunque, nel 2008 al matrimonio di mio zio? Può darsi. Ecco. Lì avevo riso. E anche Il Disturbatore aveva riso. E tutti ci avevano guardato con quella faccia che vuole intimare di avere un po' di rispetto, inutili eretici del cazzo che siamo.
La nonna di Mr. Ade ha anche promesso che mi preparerà i cavatelli fatti in casa con le cime di rapa. E una promessa del genere non può che infondere tanto, tanto amore in me.
Secondo flashback dell'evento.
-Ma prendi solo il primo?
-Sì, grazie.
-Beh, certo. Devi mantenerti snella, sarai a dieta.
RIDO. Proprio non mi conoscono, ancora.

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lunedì 9 settembre 2013

Quanto ti amo, panino vegano.


 

L'artefice di questa mia nuova e gustosissima passione è la mia seconda dolce metà (quella con la patata, per intenderci), ossia la Patty. Grazie a lei ho scoperto lo spaziale accostamento: avocado/pomodoro/maionese (sì lo so che la maionese non è vegana, ma basta comprare quella di riso et voilà. oppure potreste provare ad autoprodurvela, cosa che io ho rinunciato a fare dopo la quinta volta che mi veniva uno schifomerda). Pensate! Ho comprato il mio primo avocado tutto da sola e sono riuscita A) a comprarlo maturo al punto giusto B) a sbucciarlo! uh ah! Sono forte, eh? La Patty sarebbe davvero orgogliosa di me se solo adesso non fosse al mare a godersela alla faccia mia 'rtacci sua.
E niente. Immagino di non dovermi dilungare nel spiegarvi come si prepara (è un panino, santa pazienza. ce la farete da soli, no?) ma ritengo doveroso soffermarmi su un aspetto da tenere seriamente in considerazione.
Una cosa che non dovete assolutamente fare (e parlo per esperienza personale) è pensare di divorare codesto panino in compagnia di qualcuno che non vorreste mai vi vedesse con il naso, il mento, le mani, i pantaloni, le scarpe, il pavimento completamente spalmati di maionese tendente al verdognolo. Forse avrei dovuto, per sensibilizzarvi al meglio, mostrarvi la fotografia di me nel dopo-panino. Ma conservo ancora un po' di amor proprio e ho deciso che no. Meglio di no. Certo se voi pensate di riuscire a mangiarlo senza sporcare né voi stessi né il prossimo vostro, allora ok. Vi sfido. Ma vi consiglio di fare la prova dell'involtino primavera, prima: provate un po' a mangiare un involtino primavera SENZA FAR FUORIUSCIRE TUTTA LA VERDURA. Mia zia ci riesce, per dirne una. E io da bambina rimanevo sempre allibita a fissarla da dietro i miei occhialoni rosa scelti da quella stronza con pessimo gusto da mia madre. Diamine, son cose che ti segnano, eh?
Dicevo, se ci riuscite (ma voglio le prove), allora potreste essere in grado di mangiare questo panino in compagnia senza compromettere la vostra identità di persone per bene. Io e la Patty non abbiamo questo problema, no. Dovreste vederci quando mangiamo le tortillas ripiene di fagioli e salsa piccante e tutto quello che di commestibile c'è in frigo. La tenerezza, proprio. Poi ci facciamo a vicenda delle allegre foto che potremo eventualmente utilizzare quando avremo bisogno di estorcere un favore all'altra.
Anche io e Mr.Ade ci si diletta in questo simpatico passatempo. Per esempio io conservo gelosamente una sua foto mentre dorme in una posizione assurda e si vede la pancetta e lui contraccambia con una foto di me in pigiamone invernale con tanto di kefiah sulla testa (non chiedetemi il perché) che gioco all'x-box. E quando gioco all'x-box aaaaaah quando gioco all'x-box do il meglio di me in fatto di espressioni intelligenti. Chevvelodicoaffare.
Comunque io stavo parlando del panino che è molto buonissimo e voi dovete proprio provarlo. Ebbasta.

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sabato 7 settembre 2013

Molto forte, incredibilmente vicino


Allora. Perché si sappia, Jonathan Safran Foer, con il suo "Se niente importa, perché mangiamo gli animali" è stato l'artefice del mio cambiamento alimentare e io lo adoro (sono quasi sicura di avervelo già detto ma, ahimé, mi drogo e dunque la memoria è quel che è). E ho adorato anche il suo dolcissimo "Molto forte, incredibilmente vicino", su questo non ci piove. Bramavo per vedere il film e quando finalmente sono riuscita a vederlo, come succede quasi sempre quando guardo un film di cui ho già letto il libro (nonostante Sandra Bullock sia una delle attrici che amo di più), non sono rimasta soddisfatta. Benché io non possa assolutamente dire che sia un brutto film (mi sono anche commossa, snif snif), non me la sento nemmeno di esclamare "wow". Lungo, triste e abbastanza noioso, non è riuscito a trasmettermi nemmeno la metà di ciò che mi ha trasmesso, invece, il romanzo. Ma, d'altronde, realizzare un film su una storia come quella di Foer, non deve essere stato troppo facile.
Oskar ha perso il padre, l'11 Settembre 2001. "Il giorno più brutto". Il giorno in cui, tornando a casa da scuola, trova i messaggi del suo papà che, intrappolato in una delle due torri, spera di riuscire a parlare con la famiglia. Oskar li ascolta e, quando il telefono ricomincia a squillare, non ha il coraggio di rispondere. Allora decide di staccare la segreteria e sostituirla con una nuova: nessuno dovrà mai sentire i messaggi di suo padre. Solo lui.
Un giorno, curiosando nell'armadio del genitore, Oskar trova una chiave avvolta da un biglietto sul quale c'è scritto "Black". Da qui ha inizio la sua missione: trovare la serratura a cui appartiene quella chiave e avvicinarsi un'ultima volta a quel padre che ha amato e che ama così profondamente. Oskar decide di affrontare le paure nate in lui dopo "il giorno più brutto" e si presenta alla porta di tutti i 472 Black di New York.
E niente. Se non avete letto il libro, fatelo. Vi innamorerete del piccolo protagonista, credetemi (ve ne ho parlato qui, eventualmente).
Il film, per quanto mi riguarda, così così.

"Se il sole esplodesse, non ve ne accorgereste se non dopo otto minuti perché questo è quanto ci mette la luce a viaggiare verso di noi. Per otto minuti il mondo sarebbe ancora luminoso e caldo. Era passato un anno dalla morte di mio padre e sentivo che i miei otto minuti con lui stavano per finire."

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venerdì 6 settembre 2013

Io sono leggenda


Ebbene sì. La mia prima volta con Richard Matheson, che è scomparso proprio quando io l'ho scoperto, a Giugno di quest'anno. E che prima volta, oserei dire. Perché a me questo suo "Io sono leggenda" è piaciuto un casino. Me lo sono divorato, proprio. Altro che il filmaccio con il buon Willy, visto anni fa, che mi aveva lasciato un po' così. Il libro è.... è.... buaaaah. Capito che intendo?
E niente. La storia è questa qui. C'è Robert, ultimo uomo sopravvissuto sulla terra, con le ferite ancora sanguinanti dopo la perdita della sua famiglia, con un unico fidato amico (l'alcool) a fargli compagnia in una serie infinita di giornate passate ora alla ricerca di qualche altro individuo come lui, ancora non contagiato dal virus che ha reso l'umanità schiava di una innaturale sete di sangue (ma sarà un virus, poi? un batterio, forse? una maledizione divina?), nella speranza che qualcosa possa cambiare, qualcosa si possa ancora fare, ora a desiderare più di ogni altra cosa la morte. Fino al giorno in cui incontra una donna, apparentemente viva, apparentemente umana e una piccola luce di speranza si riaccende in lui.
Bellissimo.

"Il cerchio si chiude. Un nuovo terrore nasce nella morte, una nuova superstizione penetra nell'inespugnabile fortezza dell'eternità. Io sono leggenda".


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mercoledì 4 settembre 2013

Ade e il nuovo amore.




Ma quanto è bella?

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martedì 3 settembre 2013

Harry ti presento Sally


Ma quanto è bello questo film?
Ma quanto era bella Meg Ryan prima di riempirsi la faccia di gomma?
Ma che davvero le donne negli anni '80 si vestivano così?
E niente. Harry e Sally s'incontrano per la prima volta per fare insieme un viaggio in macchina fino a New York.

-Ti rendi conto vero che non potremo mai essere amici.
-Perché no?
-Beh ecco... e guarda che non ci sto provando in nessunissimo modo. Uomini e donne non possono essere amici perché il sesso ci si mette sempre di mezzo.
-No non è vero, io ho tantissimi amici maschi e il sesso non c'entra per niente.
-Non è così.
-Sì, invece.
-No invece.
-Si invece.
-Tu credi sia così.
-Stai dicendo che io ci vado a letto senza accorgermene?
-No, sto dicendo che loro vogliono venire a letto con te.
-Non è vero.
-È vero.
-Non è vero.
-È vero.
-E come lo sai?
-Perché nessun uomo può essere amico di una donna che trova attraente, vuole sempre portarsela a letto.
-Allora stai dicendo che un uomo riesce ad essere amico solo di una donna che non è attraente?
-No, di norma vuole farsi anche quella.
-Ma se lei non vuole venire a letto con te?
-Non importa, perché il click del sesso è già scattato quindi l'amicizia è ormai compromessa e la storia finisce li.
-Credo che non saremo amici allora.
-Credo di no.
-Ah è un peccato. Eri l'unica persona che conoscevo a New York


Dopo qualche anno si incontrano di nuovo, in aeroporto.

-Se uno ti accompagna all'aeroporto, è chiaro che è all'inizio di una storia. Ecco perché io non accompagno nessuno all'aeroporto all'inizio di una relazione.
-Perché?
-Perché alla fine le cose cambiano, e tu non l'accompagni più all'aeroporto, e io non voglio sentirmi dire: Come mai non mi accompagni più all'aeroporto?

(Inutile dirvi quanto io adori Harry.)

E dopo qualche anno, di nuovo.

-Uno senza faccia che ti strappa i vestiti è la fantasia sessuale che hai da quando avevi dodici anni, sempre la stessa?
-Be', a volte la vario un tantino.
-In che senso?
-Cambio i vestiti.


Non aggiungo altro perché, secondo me, vi siete già convinti ad andare a ripescarlo. Anche se, considerando che è un film del 1989, probabilmente l'unica pirla che non l'aveva ancora visto ero io.


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