giovedì 28 gennaio 2016

E mi capita spesso

Di attraversare la strada senza guardare.
Forse sono un po' più svampita di quanto io creda.
Forse quel desiderio di lasciarmi morire che ha accompagnato la mia adolescenza e che credevo estinto in realtà si è solo sopito da qualche parte dentro di me.

Ed ero seduta al tavolo del salotto, al secondo bicchiere di vodka e alla quinta sigaretta dell'ennesima giornata in cui avevo promesso a me stessa che non avrei fumato più perché non è così che voglio essere, non è così che voglio che vada.
E invece eccomi lì, la testa ciondolante, i pensieri confusi, i piedi sulla sedia, il cappuccio in testa, la nausea imminente.

Se solo sapessimo accontentarci.

Dico alla donna che mi sta seduta di fronte, la più forte che voi potreste incontrare.

Mai.

Mi risponde lei.
Ed io so che ha ragione, che c'è stato un tempo in cui ero bravissima ad accontentarmi, la migliore del mio corso.

E così maledettamente infelice.

Vorrei risponderle e dirle che ho capito, che so cosa voglio e che so come ottenerlo, ma mi viene da vomitare e allora mi alzo e mi gira la testa e non posso far altro che buttarmi nel letto così come sono, senza levarmi il mascara dagli occhi, senza togliere dal mio viso la patina di questa giornata che mi ha impregnata di pensieri nefasti e allora mi avvolgo nella mia coperta morbida e vaffanculo tutto, vaffanculo tutti, vaffanculo io e vaffanculo pure tu.
La stanza è fredda e ho il respiro pesante.

Però adesso mi addormento, dai.

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

martedì 19 gennaio 2016

Ade vs Fornitori #2

-Allora, qui mi metti un autografo... e qui invece il tuo numero di telefono.

-Perfetto. E, dimmi un po', la fede te la togli prima o dopo che io abbia finito di scrivere?

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

martedì 5 gennaio 2016

Io che non so dire tante cose.

Ché credo ci siano cose che, a dirle, sarebbe un po' come sporcarle di realtà.
Loro partono, decise. Mi risalgono in gola e, prepotenti, spingono e forzano e urlano e imprecano e chiedono perché.

Perché non ci vuoi fuori da qui?

E non ho molte risposte per loro, no.
Non ne ho molte nemmeno per me.
Tutto quello che ho sono immagini. Forme nitide immerse nel caos.
A loro permetto tutto, anche quando fanno male, anche quando mi prendono per mano e mi portano verso quel punto di non ritorno.

Verso il parossismo.

E vedo occhi di cui ancora non so distinguere il colore, posarsi dentro ai miei. Come potrei imbrattarli di parole?
E vedo labbra dischiudersi sul mio viso, un respiro caldo mi accarezza la pelle, le mie dita scorrono su una schiena bianca, forte, perfetta. Come potrei rischiare di macchiarla, incastrandola in qualche definizione?
E vedo un sorriso pieno, vivo, vero, bellissimo, bambino. Di quelli che, quando ti si appoggiano addosso, sono capaci di prenderti, e portarti via. Potrei forse insozzarlo, osandogli renitenza, per correr dietro a qualche stupida, sudicia, insulsa parola?
E vedo te, la maglietta al contrario, l'espressione curiosa posata sul mondo, quel modo di fare e di essere così pienamente e dannatamente tu, senza inibizioni, senza preconcetti. Ti guardo camminare immerso nel vento, i pensieri liberi, le gambe lunghe, i capelli morbidi e ribelli, quella risata contagiosa, la tua mano che cerca la mia.

Sono confuso, la vita è confusa, lo sono anch'io.

Io che non so dire tante cose, le so scrivere, forse, ma non so tenerle, non voglio.
Io che non conosco tante, troppe cose, le capisco, forse, ma non so far altro che osservarle da lontano, respirarle quando il loro odore giunge fino a me, che sono distante, lo sono sempre, ma così vicina che se vuoi, lo sai, tu puoi riuscire a toccarmi.
Io che non so dire cosa voglio, ma so immaginarlo, forse, e immergermici e perdermici e crederci e.

Lo sai spiegare, l'amore? E, se ti allunghi, pensi di riuscire ad afferrarlo?

Io che, se apro gli occhi, vedo poco, e male.
Io che, se chiudo gli occhi, vedo te.

I want you so bad.


Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato














Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...