mercoledì 8 novembre 2017

Carlos Ruiz Zafón, Il gioco dell'Angelo


Barcellona, 1917.
Qui ha inizio la storia di David Martín, un giovane aspirante scrittore che lavora al gradino più basso della redazione de "La Voz de la Industria".
David non ha famiglia ma ha un buon amico: Pedro Vidal, un ricco borghese che, grazie alla sua influenza, lo aiuta a pubblicare il suo primo racconto.
Il talento letterario di David è tale che, immediatamente, le sue storie lo portano al successo ma anche ad essere vittima dell'invidia dei colleghi, che riescono ad isolarlo ed infine ad allontanarlo dal giornale.
Nel frattempo David riceve uno strano invito da un certo Andreas Corelli, editore francese, e, quando si presenta all'appuntamento, si ritrova faccia a faccia con uno dei personaggi del suo ciclo di racconti, che gli fa passare una notte indimenticabile...
Il mattino successivo, lo sconosciuto gli presenta un'offerta che David, per il momento, non intende accettare.
Lo sconosciuto, però, non ha intenzione di darsi per vinto.
E poi, una casa maledetta, un mistero del passato, il tradimento, il cancro, morti violente, accuse e follia.
Se avete amato "L'ombra del Vento" (come come? non l'avete ancora letto?! filare subito in libreria!) non potrete non perdervi nella lettura di questo secondo romanzo, che ha contribuito ad annoverare il buon Carlos tra i miei autori preferiti.
Come aspirante scrittrice, ritengo che leggere come se non ci fosse un domani sia un esercizio irrinunciabile: il talento va nutrito e l'arte va perfezionata. Sempre. E credo che si impari qualcosa anche laddove non si immagina, anche se a volte non si riesce ad intuire cosa.
Io so che Zafón mi ha insegnato moltissimo: trovo che sia un maestro nelle descrizioni, cosa in cui io invece sono carente. Riesce ad evocare le immagini nella mente e, soprattutto, non annoia a morte. Ci sono autori che nel descrivere sono talmente prolissi che spesso mi ritrovo a saltare le pagine per non lanciare il libro fuori dalla finestra per la disperazione. Provate a dirmi che non vi è mai capitato.
Comunque, statemi bene a sentire: se avete letto "L'ombra del Vento", durante la lettura de "Il Gioco dell'Angelo" vi potrebbe capitare di domandarvi cose e potrebbe venirvi l'istinto di andare a riprendere il primo romanzo per controllare quello che non vi torna... beh, ecco il mio consiglio:
NON FATELO. Vi rovinereste COMPLETAMENTE il finale, che è qualcosa di meraviglioso. Io ce l'ho fatta. Più per pigrizia, a dirla tutta.

"Isabella, se davvero vuoi scrivere, o almeno scrivere perché altri ti leggano, devi abituarti al fatto che a volte ti ignorino, ti insultino, ti disprezzino e che quasi sempre ti dimostrino indifferenza. È uno dei vantaggi del mestiere."
Isabella abbassò lo sguardo e respirò a fondo.
"Io non so se ho talento. So solo che mi piace scrivere. O meglio, che ho bisogno di scrivere."
"Bugiarda."
Alzò gli occhi e mi guardò con durezza.
"Benissimo. Ho talento. E non me ne importa un'acca se lei crede che non lo abbia."
Sorrisi.
"Questo già mi piace di più. Non potrei essere più d'accordo."
Mi guardò confusa.
"Sul fatto che ho talento o sul fatto che lei crede che non lo abbia?"
"A te cosa sembra?"
"Allora, crede che abbia qualche possibilità?"
"Credo che tu abbia talento ed entusiasmo, Isabella. Più di quanto credi e meno di quello che ti aspetti. Ma ci sono tante persone che hanno talento ed entusiasmo, e molte di loro non arrivano mai a nulla. Questo è solo l'inizio per combinare qualcosa nella vita. Il talento naturale è come la forza di un atleta. Si può nascere con maggiori o minori capacità, però nessuno diventa un atleta perché è nato alto o forte o veloce. A fare l'atleta, o l'artista, è il lavoro, il mestiere e la tecnica. L'intelligenza con cui nasci è solo una dotazione di munizioni. Per riuscire a farci qualcosa è necessario trasformare la tua mente in un'arma di precisione."
"E questo paragone bellico?"
"Ogni opera d'arte è aggressiva, Isabella. E ogni vita d'artista è una piccola o grande guerra, a cominciare da quella con se stessi e con i propri limiti. Per raggiungere qualunque obiettivo, c'è bisogno prima di tutto dell'ambizione e poi del talento, della conoscenza e, infine, dell'opportunità."

Questo post è stato originariamente scritto su Swanza blog, da Ade. E' possibile copiarlo parzialmente o interamente e modificarlo, basta che il post originale venga linkato

3 commenti:

Grazie per aver fatto finta di non avere niente di meglio da fare che commentare il mio post... vi lovvo

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